Nel Sinis di Cabras sono presenti numerose cave di calcarenite. Alcune sono localizzate a brevissima distanza dalla costa per l’economicità del trasporto via mare dei materiali lapidei, a fronte delle difficoltà del trasporto terrestre per la mancanza fino ad età recente di strade percorribili; tra queste possono ricordarsi la cosiddetta “Sala da ballo”, ubicata a nord di S. Giovanni di Sinis, la cava di Punta Maimoni, quelle di Corrighias, Su Crastu Biancu, Is Aruttas, Su Bardoni e Muras. Altre si trovano invece più all’interno in aree di vasti affioramenti rocciosi, come è, in particolare, nelle località di Sa Pedrera e Procaxius.
Le tracce di lavorazione ancora visibili documentano la tecnica estrattiva utilizzata, comune ad altri giacimenti antichi: l’attività di cava prevedeva l’escavazione, con l’uso di picconi metallici, di solchi larghi dai 5 ai 15 cm circa, progressivamente più stretti verso il basso e a sezione a V o a U, che consentivano di delimitare dei blocchi, anche di dimensioni considerevoli, liberandoli sulle facce laterali; il distacco della faccia inferiore avveniva tramite l’utilizzo di cunei, in metallo e forse anche in legno, conficcati profondamente nella roccia con l’ausilio di pesanti mazze. L’asportazione progressiva dei blocchi creava dei fronti di cava da cui si partiva per la successiva estrazione, sia in profondità che in estensione. La datazione delle cave del Sinis risulta ancora incerta, ma è possibile ipotizzare, almeno per una parte di esse, una coltivazione a partire da età antica.
Le tracce di lavorazione ancora visibili documentano la tecnica estrattiva utilizzata, comune ad altri giacimenti antichi: l’attività di cava prevedeva l’escavazione, con l’uso di picconi metallici, di solchi larghi dai 5 ai 15 cm circa, progressivamente più stretti verso il basso e a sezione a V o a U, che consentivano di delimitare dei blocchi, anche di dimensioni considerevoli, liberandoli sulle facce laterali; il distacco della faccia inferiore avveniva tramite l’utilizzo di cunei, in metallo e forse anche in legno, conficcati profondamente nella roccia con l’ausilio di pesanti mazze. L’asportazione progressiva dei blocchi creava dei fronti di cava da cui si partiva per la successiva estrazione, sia in profondità che in estensione. La datazione delle cave del Sinis risulta ancora incerta, ma è possibile ipotizzare, almeno per una parte di esse, una coltivazione a partire da età antica.
La cava detta “Sala da ballo”
La cava di Punta Maimoni
(immagini tratte da “I quaderni a.m.p 02: storia e archeologia”, p. 55)